Marta sui Tubi Cinque, la luna e le spine 2013 - Sperimentale, Alternativo, Acustico

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Un bel disco dei Marta. Ottimo per cominciare ad ascoltarli, un po' prevedibile per chi li segue da sempre

Se deve essere questo il disco con cui cominciare a seguire i Marta sui Tubi, la partenza non è affatto male. Ma sappiate, solo a futura memoria, cioè quando vi incuriosirete e vorrete ascoltare tutto quello che hanno fatto prima, che non è la migliore. “Cinque, la luna e le spine” è uscito nel bel mezzo del festival di Sanremo, a cui i nostri hanno partecipato. Ci sono andati con due belle canzoni (la migliore è stata esclusa subito dal televoto) e con quell'orgoglio che, purtroppo, i pasdaran dell'indie non apprezzano mai. Neanche se all'Ariston presenti “Yesterday”. Ma questa storia dei gruppi underground che vanno a Sanremo e che, puntualmente, passano attraverso le forche caudine dei puristi più intransigenti, è un film che abbiamo già visto. Stavolta è stato amplificato da Twitter e Facebook, tutto qua.

Torniamo al disco. Il titolo si spiega pensando che loro siano in 5 ormai da 5 anni, e siano al quinto disco. In più, pensano che il comandamento più importante sia il quinto (se non ve lo ricordate, è “non uccidere”). La luna e le spine, invece sono legati a una leggenda medievale secondo la quale Caino era stato mandato in esilio proprio sul bel satellite, a espiare le sue colpe. Perché, in effetti, è di sensi di colpa e responsabilità che si parla, in tutto il disco. Una sorta di concept che c'è in ogni canzone, così come le metafore del cappio e del guinzaglio erano presenti nei brani del precedente "Carne con gli Occhi".

“Vorrei” e “Dispari” sono arrangiate per orchestra e hanno dentro un sacco di strumenti che ai tempi del semplice duo Giovanni&Carmelo erano inimmaginabili. La prima, per quanto nella scrittura esuli dalla tradizionale canzone italiana, così come tutte quelle scritte dalla band, ha questo inciso con un Voooorrei degno di Albano. Una piccola perla pop, di difficile interpretazione. Ma chissà come verrà resa nei club: quello è il loro mondo. “Dispari” è invece una sorta di bignami dei Marta sui Tubi: un po' di scioglilingua, ritornelli carichi, la chitarra acustica che si avvita sul piano. Una canzone sulla solitudine, che il gruppo ha ben spiegato nell'intervista della settimana scorsa. In più, con questo pezzo sono stati capaci di citare i Sonic Youth sul palco che fu di Mina e Nilla Pizzi.

Poi c'è la ballata d'atmosfera (“La Ladra”), minimal ma di grande effetto, insieme a un pezzo più aggressivo di rock-blues (“Tre”), sulla scia di quanto iniziato anche col precedente lavoro. E, sempre sul blues ma con vene più oniriche, “La polvere sui maiali”, cantata da Carmelo e dalla sua voce da brutto ceffo del saloon. Ci sono inserti elettronici, come “I nostri segreti”: qui si vede che cominciano a sperimentare. In giro per l'album che poi un uso più massiccio di effetti vari, a cominciare dal vocoder sulla voce (ma ormai l'abbiamo sdoganato, no? Pure Sufjan Stevens lo usa). Totalmente inedito, invece, il pezzo in inglese, “Vagabondhome”, visto che hanno sempre cantato in italiano.

E' un bel disco dei Marta. Testi di un certo livello, mix di canzoni catchy intervallate da digressioni interessanti, potente equilibrio tra voce e musica nel giocarsi la parte da protagonista. Non si vedono fulmini a ciel sereno, non si resta sulla sedia. Si sente anche che è un disco fatto con un po' di pepe al culo, con l'adrenalina addosso di un tour infinito e tanti bei progetti all'orizzonte. E in quei momenti, quando sei così preso al 100%, è più facile che ti scappi un lavoro manieristico.

Questa, intanto, è l'ineccepibile carta d'identità con cui si presentano davanti a una fetta di pubblico nuovo. Godibile, ma per i vecchi fan forse un po' prevedibile.

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La recensione Cinque, la luna e le spine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-11 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • DinoC 11 anni fa Rispondi

    Meno male che il disco è molto meglio della recensione.
    Ma poi dove sarebbe sto vocoder?
    Scheggia anche nell'ascolto dei dischi?