Il rockettone si può suonare ancora? è ancora consentito? vogliamo chiamarlo in un altro modo, vogliamo dire stoner che fa più fico? Le lontane parentele col blues (chè tutto comunque viene sempre da lì, repetita iuvant), qualche svisata hard, il basso distorto, la batteria che tira a mille e i riff che fanno ciccia più di tutto?
Ecco, se nel galateo della musica moderna questa roba rientra ancora, diciamo che anche in Italia c'è chi continua a saperla suonare e comporre. Gli Electric Superfuzz, per esempio: romani, guidati da Dario Ramaglia alla chitarra e voce e con alla batteria il bravo Domenico Migliaccio dei Sadside Project, mettono insieme in questo disco d'esordio un pugno di ottimi pezzi, tra cui spiccano "Sicko", "Washing Machine" e "Big Fat Tree".
Anche se la palma di migliore va forse a "Grandaddy's Fault", che parte in sordina e cresce pian piano fino all'esplosivo finale che vede un bel duello chitarra-batteria. C'è anche il pezzo più ritmato, col charleston aperto e l'immancabile riffettone: s'intitola "Silver yeah", e farebbe la felicità di qualche dj della compianta Rock FM.
Sì, perchè, se è vero che non si esce dal solco di una determinata tradizione, comunque continuamente aggiornata, è altrettanto vero che il livello dei pezzi degli Electric Superfuzz ha poco da invidiare a quello di vari colleghi europei o americani. Una dimensione, quella estera, a cui Ramaglia e compagni hanno tutti i diritti di guardare, in futuro, con rinnovata convinzione.
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