C'è poco da dire: è tutto da rifare
Io ci provo sempre a trovare qualcosa da salvare in un disco, ma stavolta l’impresa è stata impossibile. Chitarra acustica e voce naturale: non dovrebbe essere difficile per chi aspira a fare il musicista. Invece la stessa sequenza di note si ripete per tutti i brani: basta interromperne uno da un punto qualsiasi e farne partire un altro a caso per confonderli.
“Allora avrà curato di più i testi”, mi sono detta. E giuro che c’ho provato ad ascoltarli più attentamente, me li sono pure scritti, ché forse li dovevo interpretare. Invece ho trovato frasi e immagini sconnesse che somigliano più ai miei deliri da sbronza che a versi di una canzone (l’incipit di “Il ciclo” penso sia sufficiente: correvo nudo nei supermercati / cercando una via di fuga / infantili salti dentro alle bare / che facevano vomitare il cielo); per non parlare delle inesorabili ed esasperanti ripetizioni (dovrei smetterla di masturbarmi è esemplare). Vogliamo aprire il capitolo mancanza d’intonazione? Meglio di no.
C’è poco (o forse niente) da salvare. Ma ci sono tante altre belle attività che si possono intraprendere nella vita. L’importante è trovare la propria strada. Probabilmente quella di Piccolo Spazio Riflessioni non è la musica.
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La recensione Piccolo Spazio Riflessioni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-03 00:00:00
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