Dopo “Dio è triste” e “Uh, uh, ah, ah”, la Mescal pubblica il terzo singolo estratto da “Alla bellezza dei margini”, sesto disco degli Yo Yo Mundi. Nel recensire quell’opera avevo già indicato la canzone che porta lo stesso titolo dell’album come una delle più intense del lavoro. Ed è proprio questa che viene ora lanciata sul mercato, con un cd-singolo che contiene altre tre tracce.
“La bellezza dei margini” è un tocco di classe sopraffina, con tutta la sua bellezza decadente fatta musicalmente di arpeggi chitarristici, sognanti violini, la delicata fisarmonica. Il testo esprime il concetto base di tutto l’album degli Yo Yo Mundi, ossia il puntare i riflettori su quella parte di mondo e del vivere quotidiano che normalmente viene tenuta in ombra. E’ tutto ciò che non ha grande importanza per i mezzi di comunicazione, per le prime pagine dei giornali e per la televisione. Il tutto con lo scopo di dare risalto a ciò che parte dal cuore e non dal cervello, un concetto che sottolineano Paolo Archetti Maestri e compagni in tutte le tracce del loro ultimo lavoro. Lo sottolineano con la musica e con le parole, che proprio nell’ultimo album trovano l’intreccio migliore.
Seconda traccia di questo piccolo cd è una versione strabiliante di “Creuza de ma”, del maestro Fabrizio De Andrè; una volta letto il titolo, senza ancora aver ascoltato il brano, ero veramente curioso di come la band di Acqui Terme avrebbe riarrangiato questo storico pezzo. Sopresa grande è stata scoprire la bella voce di Andrea Cavalieri, bassista del gruppo, che qui si cimenta con il difficile compito di imitare l’autore genovese. Il risultato è convincente, con una voce che non delude le aspettative ed una versione molto simile all’originale. Qui si nota anche che i Nostri non hanno voluto deviare troppo da quello che esprimeva il brano originale di De Andrè, anche se un po’ di azzardo verso una maggiore personalizzazione non avrebbe guastato.
Non poteva mancare infine un pezzo strumentale, che qui va sotto il titolo di “Robespierre”, un’allegra canzoncina fanciullesca, fiabesca, teatrale, estratta dallo spettacolo “54 – Wu Ming”.
Chiude “La storia lumaca”, che riprende il percorso del singolo, ma che da quello si distingue per uno stile meno melodico, sullo scia dell’ultimo Fossati. Qui contano il racconto, la narrazione, accompagnati da archi e chitarra, il tutto ispirato e dedicato a Marguerite Duras.
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La recensione La bellezza dei margini (single) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-11-29 00:00:00
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