Album progressive suonato ottimamente ma con tutti i limiti - e gli sbadigli - legati al genere.
Questo sestetto di Anguillara è ormai giunto alla quinta prova su full lenght, e non è certo estraneo alla produzione di dischi imponenti. Il genere è un progressive rock ben fatto, che talvolta si spinge anche su derive più hard rock. Attivi dal 1996, i Kingcrow conoscono bene i dettami della musica che stanno suonando: il mix vocale è molto attento e curato, e dà forza e sostegno ai riff di chitarra e basso, la batteria tiene in modo impeccabile i tempi per poi emergere prepotentemente in più di una traccia. "In Crescendo" è un album caratterizzato da un suono piuttosto duro, forse più duro rispetto ai precedenti lavori, ma nel corso della sua lunghezza assistiamo anche a momenti di malinconia e dolcezza. Un miscuglio, insomma, degno dei più sapienti chef musicali.
"Right before" è la prima traccia, una delle più rock dell' album, arricchita da una lunga coda strumentale ad evidenziare la bravura di questa band come musicisti. Su "This Ain't Another Love Song" risuonano echi dei primi Pink Floyd, poi la canzone si apre con riff di chitarre e diventa un ottimo brano pop rock, eseguito in modo impeccabile. Dai tre minuti in poi la canzone cambia ulteriormente assumendo toni più dark e cupi e ritmi più serrati, per poi tornare nel finale alla dolcezza della classica (non) canzone d'amore. Si cambia registro con "The Hatch": quasi 8 minuti di canzone, che scorre a tempi tirati per poi concludersi con una coda lunghissima di quasi un minuto. Dal sapore malinconico è "Morning Rain" dove si assiste ad un'orchestra di voci, che è quasi un coro ed un finale con un pot pourri di chitarre e assoli che ci ricordano che sì, i Kingcrow ci sanno fare con gli strumenti. "The Drowning Line" apre a ritmi più catchy e suoni più elettronici, mentre "Summer of 97" è, a mio parere, la canzone che maggiormente rappresenta l'anima di questo disco: gli echi dei grandi maestri sono forti, Dream Theater su tutti, ma anche Pink Floyd e King Crimson. Lunghi assoli di chitarra e voce che si sposa con essa, insomma, il progressive metal e la sua vena introspettiva in quasi sette minuti di canzone. Il disco si chiude con una traccia semistrumentale, una title track che è praticamente una ghost track, e dopo 7 tracce a dir poco impegnative, riesce a farci togliere le cuffie con un sorriso.
E' un buon album, confezionato con sapienza. Piccolo neo: si rischia di perdere un po' la concentrazione prima della fine delle tracce, spesso troppo lunghe e complesse, ma visto il genere è una cosa da mettere in conto. E, ovviamente, quasi nulla rimane impresso nella memoria al primo ascolto. Forse "In Crescendo" non sarà la pietra miliare dei Kingcrow, ma complessivamente è un album ben suonato che farà felici gli amanti di assoli e virtuosismi.
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La recensione In Crescendo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-26 00:00:00
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