Primo EP dei Fiori di Hiroshima: rock distorto da un retrogusto scuro e introspettivo.
Non potevano iniziare meglio questi tre talentuosi ragazzi toscani: “Germogli”, esordio della band, è un lavoro ben fatto. Al primo ascolto ci si sofferma inevitabilmente sui suoni distorti e sperimentali, caratterizzano i brani conferendogli una spiccata impronta onirica. Addentrandosi nell’album con le orecchie e con la testa si scopre anche un cammino di introspezione più intricato: predete ad esempio "S.C.A.N. (Una canzone nichilista)" o "Infezioni", un inno al Carpe diem con tanto di graditissima citazione di Baudelaire. La consapevolezza del tempo che passa caratterizza anche il brano successivo e ruota attorno all’adolescenza, ai sogni, ai ricordi: sono questi, infatti, i “Futuri perduti” dei Fiori di Hiroshima. Altro cameo è Picasso con la perdita della sua Musa, protagonista di “Jacqueline”: le sonorità, in linea con l’argomento, si fanno buie; è sicuramente il momento più dark di tutto l’album.
Andiamo ora con le note dolenti: la voce femminile di "Décolleté" è quasi fuori luogo, stona con quella principale in un rock dove tutto deve essere compatto e che ricorda i testi profondi degli Afterhours e le sonorità più aggressive de Il Teatro degli Orrori. Non sempre scelgono soluzioni originali, spero invece che il gruppo continui il suo percorso personale, al momento appena tracciato, e non perda quel gusto introspettivo che molte band italiane sottovalutano.
Spero che da questo “Germoglio” possano dunque nascere molti altri fiori, innaffiati dalla voglia di creare e comporre nuovi boccioli.
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La recensione Germogli di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-02 00:00:00
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