Lunga è la storia relativa a come sia venuto a conoscenza degli Speedjackers, ma sta di fatto che inizia nel 2010 quando mi contattò il vocalist Francesco per invitarmi all'ascolto dell'ep "Secularization" (già vecchio di due anni). Nella stessa occasione fu lui stesso a propormi, quasi di straforo e in seconda battuta, l'ep del suo side-project Il Buio che, come sapete, conquistò prima la redazione e poi un posto d'onore sul "Palco Pertini" al MI AMI 2011. Quando si dice l'eterogenesi dei fini, insomma.
Sicché del progetto per il quale Francesco mi contattò non seguì alcuna recensione, un po' per l'accavallarsi di impegni e un po' perché in fondo non era così interessante. La band non ha comunque mollato il colpo e quattro anni dopo si ripresenta con "Enough is enough", opera che ha corso il rischio di subire lo stesso destino del predecessore (e mi riferisco proprio all'ep e non a "Favourite sons" del 2010). Merita invece di essere raccontato, soprattutto per gli amanti del genere col quale si cimenta il quintetto, alle prese col classico "rockettone". Però stavolta il lavoro sui suoni, al netto del suo essere intrinsecamente derivativo, è per fortuna una spanna sopra le produzioni passate.
Il trittico iniziale è esplosivo: "Sabotage", "Fever" e "Tarci" sono davvero i classici pezzi di rock'n'roll al fulmicotone che pescano da un immaginario targato The Hives, The D4, The Fleshtones, New Bomb Turks (quando aumentano i giri) e mettono subito in chiaro le intenzioni. Non bastasse, nella successiva "Placebo" si inventano uno stranissimo ibrido tra il sound dei Black Crowes di "Amorica" e i Wolfmother dell'esordio, realizzando probabilmente l'episodio migliore di tutto l'album. "Not for you" non è invece un tributo mascherato all'omonimo brano dei Pearl Jam ma un'altra bella "botta" che rimanda agli At The Drive-In più ispirati. La successiva "Flood" probabilmente segna qualche flessione nei frangenti più melodici, risollevandosi invece nei passaggi in cui chitarre e sezione ritmica serrano le fila. Funziona invece alla grande "Positions", canzone dai chiari risvolti grunge che per fortuna non scade facilmente nel manierismo.
Le restanti tracce fungono da contorno, anche buono, ma vi risparmiamo la menzione perché abbiamo già raccontato le cose migliori. Se ne deduce che gli Speedjackers abbiano finalmente raggiunto il giusto grado di maturità. Rimane da capire se e come riusciranno a migliorarsi in futuro.
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