Il progetto dei Palmer Generator è decisamente interessante. Il trio - composto da due fratelli più il figlio del bassista; due generazioni a confronto - presenta 9 pezzi che spaziano dallo stoner al progressive, frequentano il post rock come, ovviamente, la psichedelia.
Dopo la monolitica introduzione si parte con un assolo iniziale di flauti ed echi distorti: "Phoneutria" è un pezzo che ci porta nel prog-rock anni ‘60 fin da subito. Le atmosfere, per tutto il disco, restano cupe e volutamente pesanti. In "Enliven", uno dei brani più lunghi, si avverte spesso un senso di smarrimento, i riff per quanto siano lunghi e ben suonati non sembrano coinvolgere particolarmente, confondendo l’ascoltatore. "Sleep”, invece, è la traccia che meglio mescola atmosfere stoner e noise, probabilmente il brano che rappresenta appieno l'idea alla base dei Palmer Generator.
In alcuni brani la sezione ritmica annaspa, nelle parti più articolate spesso non riesce a dare la giusta scossa al tutto. Il progetto è sicuramente interessante, discretamente eseguito ma non sempre il suono è all'altezza della situazione. Il risultato finale è un album incompiuto: probabilmente la scelta di fare tutto da soli non premia, a tratti si avverte una fastidiosa sensazione di ascoltare dei demo e non dei pezzi finiti.
La qualità artistica c’è, bisogna solo tirarla fuori nella sua totalità.
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