C’entrano poco e niente con i Verdena eh, sia chiaro dal principio. C’è solo mezzo titolo in comune. Stop.
Questo “Wow 12’’” conta sei pezzi. Loro sono una band di religione DIY, e si sente. L’Ep è psichedelico, lo-fi, sporco, indipendente, cantato in inglese. Un Ep che si distingue dalla massa (imponente) di Ep di roba psichedelica, lo-fi, sporca, indipendente e cantata in inglese che ultimamente passa in giro perché riesce ad essere un po’ più di tutte queste cose; e l’ascolto, guarda caso, ci guadagna. Non si capisce una parola di quello che gli Wow cantano, ma sembrano più che convinti e quindi perché non dargli fiducia? Il dettaglio dei pezzi vede poi le mie preferenze cascare su “Human’s head flying”, “Mary” e “Haircut” per una questione in primis (inevitabilmente) di puro gusto personale, ma anche perché, oggettivamente, mi sembra di vedere in tutte qualcosina di più che interessante. La prima è una bella tiratina lisergica arrivata direttamente dall’oltretomba (Velvet Undeground), località celebre per l’ottima qualità della musica che si coltiva; la seconda mi ricorda - seppur vagamente - un grande pezzo scritto da Norman Greenbaum nel ‘69, “Spirit in the sky”, mentre la terza (pezzone davvero) è una cavalcata western crepuscolare degna dei Jefferson Airplane che ti fa venire un po’ voglia di mangiarti la faccia. Giusto un pochino. Cosa si vuole di più?
“Wow” è un Ep piacevolmente storto e distorto, gli Wow una goccia di colorante in un secchio d’acqua: piccolina, quando cade si sfalda, si scioglie, e poi va a finire che colora tutto il secchio.
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