Sono in colpevole ritardo nel suggerirvi con tutto il cuore di dare un ascolto, ma anche due o tre, alla terza uscita degli Tsigoti, banda internazionale che mescola nel suo gusto tanti ingredienti che vanno dal gipsy al free-jazz, dal punk alla taranta, dai rodeo alla mediterraneo. Un disco lungo a partire dal titolo questo “Read between the lines...think outside them”, un monito da prendere alla lettera.
Fuori dalle righe gli Tsigoti lo sono di certo, oserei dire proprio fuori di testa. Basti sentire il noise strampalato di “War's the common enemy”, il rock'n'roll tex-mex di “Tomorrow I'll visit you”, il minimal hardcore proto-blues di “Great white lies”. Senza andare troppo lontano nella scaletta, l'apertura “Tastes like thoughts smell” è il manifesto di questo folk-punk tutto dominato da un pianismo sbilenco e imprevedibile, un continuo saliscendi di arrangiamenti sorprendenti, sotto il segno del polimorfismo à la Frank Zappa, e l'anima punk pacifista di Joe Strummer a vegliare sulle scelte poco convenzionali che questo disco contiene. I brani difficilmente superano i tre minuti, una scelta necessaria per poter districare un minimo queste montagne russe di dissonanze, salti, stop & go, esplosioni psichedeliche e fuochi d'artificio.
Potrebbe sembrare un calderone di spunti e influenze, e lo è, ma il tutto convive in un'esperienza di ascolto unica e molto coerente, segno di uno stile ben delineato che fa degli Tsigoti un caso unico nel nostro panorama, con una proposta veramente fuori dagli schemi e originale. Sembra di trovarsi nell'ombelico del mondo o in un villaggio globale di suoni e suggestioni etniche declinate in salsa follia.
Qualcosa mi suggerisce che dal vivo il loro spettacolo sia un caleidoscopico circo di colori e vertigini, d'altronde con una personalità così, anche l'occhio vuole la sua parte: accontentiamoci per il momento di guardare la bella copertina firmata Squaz.
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