Ricetta di musica e teatralità con uno stile originale attraverso atmosfere magiche.
Parliamo di un disco, ma sarebbe riduttivo considerarlo solo come tale. “Mio padre vendeva i gelati” è anche teatro e teatralità, primo lavoro di un’artista nel senso più ampio del termine. Cantautrice nata in Belgio ma cresciuta a Molfetta, personaggio particolare dai capelli dritti e rigorosamente in smoking. Luigia Altamura (in arte Ironique) rievoca con il suo disco atmosfere di sogno e magia, da Cirque du Soleil per interderci. Analogamente sperimenta le sonorità, che spaziano dal pop al punk più moderno e un po’ elettronico, fino agli archi, oltre che dolcissimi carillon. Equilibrista del suono e della parola, Ironique non tralascia nemmeno la ricerca linguistica, con brani in italiano, traditi da un accento francese, ed altri nella sua lingua madre.
La prima traccia del disco ("Notaio") è una breve introduzione parlata che ringrazia per l’acquisto e sminuisce il valore del lavoro, perché, dice, non è un granché. Ma è sempre meglio ascoltare fino in fondo prima di dare un giudizio. Il disco, infatti, prosegue con storie d’amore originali e romantiche ("Amore a più non posso" e "Cuore d’amore"), trattate con follia e passione; "Seulement tes yeux", il singolo, è un brano incalzante e coinvolgente, ballabile; un testo giocoso e divertente caratterizza "Cuscinetti"; "Cattivo gusto" coniuga tenerezza, musica, canto e recitazione; poi si arriva all’ironia di "Voglio andare a Pompidou", chiaro riferimento alla Cultura francese con un ritornello sulla falsariga di quei tormentoni estivi che restano impressi. L’ultima traccia riprende il titolo dell’album, rievoca l’infanzia in Belgio, e i ricordi del padre gelataio.
Un'ottima uscita. L’unica pecca può essere la poca serietà dei temi, ma il disco resta piacevole da ascoltare, dolce e folle al tempo stesso, coinvolgente e originale. Un bel lavoro.
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La recensione Mio padre vendeva i gelati di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-29 00:00:00
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