Parole tutto sommato positive per i giorgioraiban che hanno il coraggio e le capacità per non essere originali a tutti i costi. Perché se è vero che il gruppo non inventa assolutamente nulla che già non sia stato fatto, ha però dalla sua la rara dote di riuscire a rielaborare lezioni, anche molto distanti, con una indubbia personalità e con una maturità che non sempre si incontrano in gruppi autoprodotti - a dire il vero anche in diversi gruppi prodotti - o tantomeno nella media dei demo.
Proponendo una coerente miscela di moderata elettronica - a volte quasi industrial - cantati arabeggianti vicini a un certo Battiato, con il quale il gruppo condivide anche l’ispirazione nelle tematiche misticheggianti di alcuni testi, e robuste dosi di chitarre rock, i giorgioraiban realizzano un disco forse troppo lungo e per questa ragione forse anche un po’ monotono, in cui non tutti gli episodi sono allo stesso livello, ma che si rivela sicuramente interessante specie per la capacità di riuscire comunque a non risultare mai ridondanti o inutilmente pesanti. Non mancano tentativi più sperimentali (“La scimmia sulla schiena di dio”), divertissement decisamente riusciti (“Saturno twist” con inserti di voci tratti da un film di fantascienza degli anni Sessanta), ma i brani validi sono comunque diversi, tra cui si segnala “Kasanova”, un indie pop molto elettronico piuttosto trascinante, e “Digitale+” abbastanza diversa dall’andamento generale del disco, e per questo forse posta in chiusura, che ricorda i Bluvertigo più lenti, intimisti e ispirati.
Una proposta interessante e piacevole, che magari non rivoluzionerà i canoni della musica italiana, ma che sta sicuramente alla pari di altre realtà ben più affermate.
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