Viaggio nell'Africa Nera.
Dopo il riuscitissimo esperimento Spaccabombu insieme a Paolo Spaccamonti, ecco un nuovo tassello della parabola di Luca T. Mai e Antonio Zitarelli (per i quali le presentazioni sono ormai superflue). "Niger" continua il loro percorso in salita, dà un suono sempre più personale e sancisce in maniera definitiva che la sola definizione jazzcore non è esaustiva per quello che fanno i Mombu. Loro stessi lo chiamano afro-grind, e in un periodo in cui si sta parlando molto di gruppi con influenze afro, io mi sento di azzardare a dire che tra tutti i Mombu sono quelli che lo fanno in maniera più profonda e tagliente, e lo scarto qualitativo non è dato tanto dalla perizia tecnica (grandissima, ma questo già lo sapevamo) quanto dallo spirito. Complice Mbar Ndiaye, che presta percussioni e voce (altro ospite del disco, alla chitarra, è Marco Cinghio Mastrobuono), in "Niger" c'è qualcosa che lo stacca dall'essere un disco e lo trasforma in un'esperienza a 360 gradi, immersione in una oscurità che suscita anche paura. "Niger" è ansiogeno, spezza e blocca il normale ritmo respiratorio. Un colpo di reni dopo l'altro, senza rallentamenti, senza cali; neppure i nove minuti di brano finale mollano la tensione, anzi. Lungi dall'essere pretenzioso, è invece impegnativo, molto. Non è musica da lettore mp3, è una cosa che richiede tempo e concentrazione, anche fatica, ma sono minuti ben spesi, perchè è quanto di più particolare si possa trovare in giro.
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La recensione Niger di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-03 00:00:00
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