Un album eclettico, dalle mille sonorità. Lasciatevi trasportare.
Blues, funky, jazz, progressive, fusion: i Mamasuya e l'album omonimo ci investono con un vortice di suoni e di ritmi che ti prende e ti rivolta come un calzino. A partire da "Boogaloo street", la costante di questo disco sono i cambi di ritmo e la varietà degli strumenti utilizzati. Il risultato però non è per nulla frammentario ma sorprendentemente compatto, omogeneo e piacevolissimo da ascoltare. I pezzi suonano come delle jam sessions. Un po' per gli strumenti utilizzati e un po' per la voglia di sperimentare ed improvvisare i Mamasuya mi ricordano i bei gruppi di progressive italiano come gli Osanna, o gli Area, ma dentro all'album si trova un bel po' anche dei Goblin o dei Calibro 35 (per citare una band dei giorni nostri) soprattutto quando le canzoni si fanno più funkeggianti.
I Mamasuya sono indubbiamente dei musicisti talentuosi che non hanno problemi ad esibirsi in virtuosismi e a mostrare il proprio talento nella forma più pura e forse meno "commerciale". La già citata "Boogaloo Street" e "Cattitude" sono dei pezzi forti che arrivano dritti al cervello mescolando rock e funk con le chitarre che dettano incessantemente il ritmo. Anche "Count Down Basie", con la sua base jazz non lascia un attimo di respiro, completando una tripletta piena di energia. "Mama" è un momento che invece ci fa riprendere fiato, una quasi ballad rock che richiama alla mente un Santana d'annata.
Tra i vari generi che questo disco esplora ci sono ampi spazi anche per il blues con "Seattle confidential blues" per poi confluire in "Seattle Connection", brano dal forte impatto che danza su riff di chitarra e sax indiavolato in stile funk psichedelico. "Tommy & Jeff", è forse il pezzo più anonimo e meno memorabile rispetto al resto dell'album, ma il groove torna nell'ultimo brano: "Welcome to the pits", che ci riporta ad atmosfere dei film poliziotteschi italiani anni 70 trasportandoci idelamente sulle strade di Roma o di Milano di quegli anni.
L'anima dominante dell'album sembra essere la vena funk ma è un continuo susseguirsi di cambi di ritmo, per dire, c'è spazio anche per percussioni in stile quasi africano. Se vi piacciono le sorprese vi consiglio di prendere e fare vostro quest'album, non vi lascerà sicuramente indifferenti e, anzi, vi darà qualcosa da scoprire ad ogni ascolto. Suggerimento personale: non limitatevi al disco ma andate a sentirli e a "provarli" anche live, avranno sicuramente molto da dire, soprattutto in quella dimensione.
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La recensione Mamasuya - Mamasuya di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-09-03 00:00:00
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