NovantaCrescendo2013 - Post-Rock, Electro, Shoegaze

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“Crescendo” è un susseguirsi di magiche perle di elettronica tra post rock e shoegaze. Intenso e bellissimo.

La fai facile tu, a parlare di malinconia. Non so mica bene cosa sia, una specie di presenza tra lo stomaco e la gola, credo, che non si muove e rende i raggi del sole un po’ più opachi, o forse il grigio è negli occhi, o invece è soltanto una questione di ricordi lontanissimi. So bene però che “Le Persone Soccombono”, col suo fare elettronico morbido e asciutto, mi riporta all’alba di una volta, quella volta che il sapore di una notte era scomparso all’improvviso lasciando punti interrogativi indigeribili, e cercavo risposte nel mattino con quell’ingenuità da adolescente che non passa mai. Ce l’ho ancora, oggi, e “Get Your Fire” spinge su certi percorsi dilatati che in qualche modo, non so come, mi spediscono dritta a “Wynona” dei Drop Nineteens, non chiedermi perché, questione di feeling, mood, sinapsi, mentre la voce di Herself fa sparire lentamente il soffitto per lasciare cadere un cielo di leggerezze infinite. Il post rock di “A Door” è una passeggiata sulla luna, coi movimenti meccanici del corpo in ralenti e senza peso, e poi sciogliersi in “When You Doubt Yourself” che è come le onde di un mare di illusioni, dove perdersi tra suoni sintetici e qualcosa che pulsa, ancora, e ancora, sempre più forte.

“Ogni Strada Davanti” gioca tra ritmi new wave e slanci dreampop, e continuo a sfidare onde, a cercare risposte, a parlare di malinconia, quando arriva “Friburgo” e mi spezza il cuore, così, senza preavviso: Nazarin e le sue linee vocali ipnotiche, shoegaze e futuri ancora da disegnare, e futuri che non esistono, e “Abbi Cura di Me” mi spinge alla resa, sono vinta, immersa nel passato e nel pianto sottile, e tutto è perfetto, non può accadere nulla che non sia come l’alba di una volta.

La chiusura di affranta dolcezza è una dedica, e arrivo all’ultimo secondo del disco, poi il silenzio, resto lì: Manfredi Lamartina (aka Novanta) mi ha conquistato, un lavoro che va dritto come un fuso proprio in quel punto, tra la gola e lo stomaco, e non l’abbandona. Intenso, viscerale, minimale e bellissimo.

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La recensione Crescendo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-06-26 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • giulimar11 anni faRispondi

    è un viaggio praticamente, assai lontano da qui... grandi chiunque voi siate :-)

  • IlRagazzoDel9911 anni faRispondi

    un bellissimo album, complimenti davvero