Veramente un capolavoro questo cd di puro power-progressive-metal italiano!
Sette brani basati sulla velocità e sulla tecnica che, stranamente e raramente, si sentono nella nostra penisola. A parte, quindi, qualche piccolo errore di registrazione non c’è nulla che non vada in questo lavoro. Vengono dalle Marche questi ragazzi, e sono tutti ben dotati a livello di tecnica e composizione; nulla nei brani è lasciato al caso e la cura per ogni strumento è puntigliosa: tastiere che si mischiano in clavicembali, chitarre che da semplici riff si trasformano in veloci e precisi assoli, una voce alta sempre ben dosata (a parte la steccata paurosa nell’inutile urlo da puro ‘power defender’ che apre il primo brano).
Tutto il cd si basa su una musica molto veloce e coinvolgente, ma recensire ogni singola canzone sarebbe troppo lungo e noioso, e perciò fidatevi di questo giudizio complessivo. Il brano d’apertura è un overture tastieristica (sarebbe la rivisitazione in chiave pots-moderna del concerto in fa minore op. 8 n. 4, primo movimento di Antonio Vivaldi) che ricorda molto gli intro dei grandi Symphony X. Subito dopo le canzoni si susseguono l’uno dopo l’altra con leggerezza, ma sempre cariche di pathos, e quasi tutte durano la bellezza di 5’ e l’ultima, “The bringher of the light”, s’impone su tutte con i suoi 8’:42” di puro heavy-metal con coro che fa da sfondo al ritornello!
Il miglior brano, comunque, è “The last drop of blood”, traccia che ricorda molto i Manowar con le sue chitarre pesanti e una batteria potente che non ha mai un attimo di respiro. C’è anche un cantato growl che indurisce maggiormente la canzone, ma grazie alla voce femminile il brano si propone come una vera pietra miliare per questo giovane gruppo. L’ottima preparazione musicale del chitarrista si sente anche quando deve eseguire la linea di un basso, purtroppo registrato ad un livello quasi impercettibile, ma che non sfigura mai con gli altri strumenti anche nei pezzi più difficili e complessi.
A volte ascoltando questo cd ci si sente nel bel mezzo di un tempo ormai passato, dominato da guerrieri e da dame, santi e falsi predicatori, ma ciò che più impressiona l’ascoltatore sono la tecnica e l’impegno con il quale questo bellissimo cd è stato composto e partorito!
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La recensione Symphonies of love and hate di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-12-17 00:00:00
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