Un disco tecnicamente ineccepibile. Ma mancano completamente le canzoni emozionanti.
Tecnicamente il disco dei Plasticho è ineccepibile: una produzione pulitissima (il riferimento sono i Muse più tirati, ovvero quelli dei primi dischi), chitarre ben affilate e una voce dotata del giusto piglio rock. Aggiungeteci, poi, una buona dose di furbizia nel "rivestire" i suoni di un discreto appeal radiofonico (e non è detto che lo si debba considerare un difetto), e avrete una vaga idea di dove i 5 vogliano andare a parare.
Potrei chiuderla qui e rimandarvi, per un giudizio più completo, alla mia recensione di "Niente addosso" dei pugliesi Missiva, essendo i due album difettosi allo stesso modo: testi debolissimi costruiti su immagini prive di senso ("sembra strano vederti così, reduce da una pazzia oltreconfine / senti la malinconia della mia dolce poesia, vittima di una bugia giunta alla fine"), dove l'unico obiettivo sembra essere quello di esaltare al massimo le qualità dei singoli componenti, a cominciare dalla voce di Valentina. Tutto fatto benissimo, lo abbiamo già scritto, ma da queste parti siamo sempre alla ricerca di gente che, prima di tutto, sappia scrivere canzoni emozionanti e non necessariamente impeccabili.
I Plasticho, non me ne vogliamo, al momento sono molto molto distanti da quell'idea. Il consiglio é di provare a ripensare completamente la loro formula, sia dal punto di vista delle liriche che degli arrangiamenti, evitando di rincorrere sonorità preconfezionate. Sarebbe un buon viatico per farci sentire la loro vera natura.
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La recensione Il rumore della realtà di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-26 00:00:00
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