Per il rockabilly non si può parlare di revival: c'è una scena attiva che non ha mai smesso di sfornare buoni dischi, dagli Stati Uniti all'Europa e pure in Asia, con la caratteristica di avere un suono che resiste al tempo e risulta attuale anche se impostato ben 60 anni fa. Uno dei portabandiera del rockabilly italiano è Andy MacFarlane, già titolare della firma The Hormonauts e ora voce, chitarra (e vino) dei Rock'n'Roll Kamikazes, quattro musicisti anagraficamente capitati negli anni zero, ma strenuamente anni '50 nei suoni, nello stile, nella carica musicale, iconografica, danzereccia ed erotica.
Se il blues era la musica del diavolo, peggio ancora per il rockabilly, che di base ne incorpora i dettami e li amplifica con grandi movimenti di anche e gonne a ruota, e possiamo solo immaginare che carica di ferormoni e testosterone possa scatenarsi su una pista da ballo a ritmo rockabilly. Il disco, solo 37 minuti, è una fucilata di rock'n'roll, il Bignami di questo stile: chitarre vintage, contrabbasso pulsante, sezione ritmica funambolica, lanciatissimi fraseggi di fiati (con utilizzo di altri strumenti tipici della tradizione americana, come l'armonica a bocca) e citazionismo a go-go: da papà Elvis a Chuck Berry, Stray Cats, e un omaggio anche al Prince di "Kiss".
L'iconografia, elemento essenziale per tutta la scena, si rifà a un immaginario giapponese fatto di divise da kamikaze (appunto) e un booklet tutto puntellato di ideogrammi e bandiere del Paese del Sol Levante. Macfarlane si sa, è una garanzia, e ancora una volta si dimostra grandissimo esperto in materia e cantante d'eccezione, soprattutto quando si lancia in testi che sono scioglilingua ("Roll roll roll"): in questi momenti la parola diventa ritmo, quasi una percussione. I testi ripercorrono tutti i cliché del genere: amore per la musica e invito al ballo, ragazze, motociclette, whisky, America ("Lost in Austin").
In sostanza, questo "Tora! Tora! Tora! (Tora!)" è un disco fortemente caratterizzato e di genere, ben fatto e ben suonato, una vera furia rock'n'roll, dove l'unico momento di relax sembra essere lo swing di "Sister moon". Conclusione col botto in "Scusate seppoku", tarantiniana ed epica cavalcata strumentale, lanciata a velocità stratosferica in un'atmosfera a metà tra noir e fanfara.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.