Gli Shapes mettono nobiltà e savoir-faire nel proporre brani radiofonici ma non ruffiani
In un’Italia che ha sdoganato qualsiasi cosa - i tormentoni dell’estate, i truzzi delle discoteche, le foto sfocate - c’è forse ancora un settore che non riesce ad affrancarsi dal disprezzo sottile della gente che ne sa: il pop-rock melodico statunitense. Quello che spunta sempre tra i colpi di scena di qualche serial adolescenziale del sabato pomeriggio.
Gli Shapes, giovani musicisti palermitani, sembrano aver composto “Light Box” guardando l’America dei sogni attraverso gli streaming al ralenti di NowVideo. “Daylight #2”, per esempio, è una perfetta sigla d’apertura, con quegli accordi in maggiore e quelle voci che si corteggiano a lungo per unirsi al momento del ritornello. E il resto del disco non è da meno: ci sono le atmosfere liquide di “Every Day ‘n Every Night”, l’incedere sbarazzino di “Closer” e quello più deciso di “Surround Me”.
Qualcuno probabilmente storcerà il naso, ma tutto sta nel capire qual è la posta in palio. Gli Shapes mettono nobiltà e savoir-faire nel proporre brani radiofonici ma non ruffiani. Ci sanno fare, insomma. Ciò che manca loro è il passo in più. Gli arrangiamenti a volte tendono a essere leggerini: ci vorrebbe un po’ più di pesantezza, intesa come drammaticità. Quando ci provano (“Heaven Or Hell”) non riescono a convincere fino in fondo. Ma questo è solo il primo giro. Gli Shapes sono interessanti e si faranno valere.
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La recensione Light Box LP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-03 00:00:00
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