"L' errore del mio piacere" è il titolo dell'album di Dauri, al secolo Giancarlo Lauria, nome peraltro ben più funzionale alla carriera di Dauri, che un po' ricorda Scialpi, un po' Drupi, un po' i Dari, un po' Amauri."E al mio di piacere non ci pensi?" vorrei urlare, se non sembrassi una moglie insoddisfatta. La title track è intrisa di Gianluca Grignani talmente a fondo da farmi cantare "Destinazione Paradiso" sopra la base. Dauri ci prova a diversificare l'offerta, aggiungendo basi di Negramaro o dei primi Subsonica al suo songwriting, purtroppo però non riesce ad andare oltre la somiglianza con uno uscito al bootcamp di X Factor.
"Vivo senza di te ma muoio pensando a te e ti rivedrò / come ghiaccio al sole mi scioglierò"
No, Dauri, questa mancanza di idee è inaccettabile. Se vuoi sfondare ti devi trovare un produttore, uno che queste cose te le dica. Che fare pop non è come parlare agli scemi, che un po' d'impegno ci vuole. Perchè la voce c'è, derivativa e tutto quanto, però non canti male. Però i falsetti alla Giuliano Sangiorgi, già oltremodo fastidiosi nell'originale, figurati se possono essere gradevoli su una copia ("Dolcezza che sale"). Che cantare "Come in un mondo fatto di musica / la mia realtà è stereofonica" è doloroso da ascoltare. Che un pezzo come "Vampiro" che parla davvero di un vampiro, non usandolo come metafora (comunque obsoleta) ma raccontando la storia di Dracula su un tappeto di gothic pop in stile Evanescence senza chitarre, crea un gelo interiore talmente forte da farmi prendere una congestione al volo ed entra nella top 5 delle canzoni più brutte del 2013.
"Lui vola sopra i tetti delle nostre case / protetto dalla notte e dalle tenebre / succhiando sangue / il nostro sangue / vampirooooo"
In definitiva, o scegli di far parte di una cover band, oppure decidi di concentrarti sulle canzoni, di fare attenzione ai testi, di evitare di copiare. Lavoro da fare ce n'è davvero tanto e le cover band pagano di più.
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