Quindici minuti di puro teletrasporto onirico, di fluttuazione sensoriale tra spazi siderali e desolazioni terrestri. Il tutto ovviamente affidato alle piccole magie che solo la buona elettronica sa dispensare. I bolognesi Youvoid per battezzare il loro esordio si sporcano le mani con le cromature irreali del post-rock per irrorare di sangue sempre nuovo la loro elettronica minimale e metronomica. Nessuna pioneristica esplorazione passa, in verità, dagli strumenti di Lydia Pisani, Fabio Rossi, Enrico Capalbo e Francesco Tripodi, ciononostante il loro trip-hop contaminato e piacevolmente visionario, privo di effetti ottici o manipolazioni disturbanti, colpisce per le malinconiche suggestioni su tempi lunghi delle chitarre e per la tormentata anima melodica, ai confini del dream-pop, che intorpidisce le trame vocali della stessa Pisani (brava sì, ma foneticamente non proprio a suo agio con l’inglese). Per quanto i Massive Attack e i Portishead siano dietro l’angolo (“Dragon Tears” e la titletrack) e i Radiohead facciano timido capolino tra gli schizofrenici refrains di “Cell Circle” rimane il sapore leggero di una sotterranea freschezza, sublimata a fine disco dalle vaporizzazioni shoegaze che chiudono in bellezza “Bounty”.
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