Due nuovi brani degli Avekey che passano, ancora una volta, senza colpo ferire. Bisogna riconoscere che la band romana sta migliorando passo dopo passo, lavorando sulle melodie, sull'uso della lingua inglese, ripulendo e modernizzando (non radicalmente, purtroppo) i timbri, ma ancora non siamo ai risultati sperati.
La motivazione è da ricercarsi soprattutto negli arrangiamenti troppo poveri e probabilmente nella registrazione non all'altezza della brillantezza che brani come questi dovrebbero avere in studio, soprattutto nei ritornelli: quello che dovrebbe essere il punto di forza di due brani pop come questi ne esce sempre strozzato e mortificato, come se si facesse una gran fatica ad esplodere. Sono certa però, che lavorando su questi aspetti, gli Avekey potrebbero incanalare la strada giusta.
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