Crossover infuocato ma non del tutto a fuoco
I 36 stanze arrivano alla seconda fatica portando il loro crossover su derive quasi nu-metal. E non pensavo di dover usare mai più queste due parole in una recensione, nel 2013, anche se, pensandoci meglio, con il ritorno in auge del rap italiano non escluderei che tornino anche tutti i generi con cui ha flirtato in passato. Premessa fatta, premo play con tutta la nostalgia del caso, arriva il muro di chitarroni e già la mente vola ai Soulfly, almeno quelli del primo periodo. Peccato che tutta l'irrequietezza espressa in prima istanza venga poi sepolta più volte da parti narrate e bridge più "meditativi". Il ritmo del disco viene spesso spezzato e quasi mai riesce a mantenere la tensione necessaria. C’è anche un momento più intimista ed acustico come la strumentale “Kaila”, non del tutto a fuoco per la mancanza di una vera e propria evoluzione della struttura portante, ad esempio.
Voce unica a cui vengono affidate tutte le line vocali (melodiche, growl e quelle rap) in stile Skindred, e il povero Davide Galzarano non sempre è all'altezza: il flow arranca, il cantato manca di linee melodiche incisive (almeno finché l’intonazione c’è) ed il growl, seppur spiccando nel mix, non sempre viene utilizzato a supporto del registro narrativo.
Le liriche - gli viene riservato ampio spazio - non riescono a uscire dal loop adolescenziale me-against-the-world & the-worl-against-me senza dare alcuna motivazione a tale disagio, il che mina anche i chorus migliori (“siamo sciame che si alza al volo/ una nuvola di vespe incazzate che ti rade al suolo” in “Calibro 36”) e, tirando le somme, tutto affoga nella retorica da discount. Passa lo sfogo e a te rimane poco in mano.
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La recensione MATTANZA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-02 00:00:00
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