Non convince la prima opera della band lombarda. Episodio di transizione.
Nato tre anni fa come progetto solista ed evolutisi in full band, i milanesi Ant the Kitchen propongono il loro primo full–lenght, che segue il demo autoprodotto “Seven Blue Secrets”. Autoprodotto anche questo e forse questa totale libertà do it yourself aiuta a comprendere accostamenti non così usuali di "Running with pain quotes": campionature new wave ed episodi scarni (quasi acustici nella loro semplicità) si abbinano ad una chiara impronta acida e blueseggiante. Idealmente affascinante, la scelta di fare tutto in casa non riesce a coinvolgere l'ascoltatore, le registrazioni soffrono la bassa qualità che non aiuta “Running with pain quotes” a compiere il salto che si aspetta.
“Who”, apripista del disco, è simbolo dell'intera opera: troppe influenze che messe insieme mancano di coesione e rendono la canzone piatta. L'impressione principale è che l'ascolto si trascini stancamente fino al termine, “Ravel” è l'ultimo spunto che livemente alza il livello complessivo ma non ci siamo ancora. Per Ant the Kitchen è necessario ristrutturare gli inediti con maggiore coerenza ed una grinta che è fondamentale se si vuole passare da un mero esercizio di stile ad un'opera discografica con tutte le carte in regola per farsi ascoltare. "Running with pain quotes" è, nel complesso, punto di partenza che non convince.
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La recensione Running with pain quotes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-15 00:00:00
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