In primavera la natura risorge dopo un lungo letargo invernale. In primavera nel cielo sino ad allora grigio si diramano i primi raggi di luce. In primavera gli animi si alleggeriscono, la gente si innamora. In primavera la vita rinasce, nell’aria echeggia la melodia del risveglio. È un lento processo transitorio, talvolta imprevedibile, che pian piano ci conduce e prepara all’estate. Queste le sensazioni, i profumi, le immagini che gli Youarehere rievocano con il loro secondo EP. Un esplosione di suoni delicati ed avvolgenti, che crescono gradualmente pezzo dopo pezzo.
Il trio romano dipinge melodie eteree che si dileguano in una cornice distesa e seducente, tra suggestioni ambientali ed incursioni nel post-rock elettronico alla God Is An Astronaut che ben si sposano con il concept del disco. Un cambio di stagione che si compie progressivamente in sei brani. L’apertura è affidata all’atmosfera sospesa e straniante di “Rest”, con la quale l’inverno si congeda malinconicamente non senza lasciare strascichi in “December”. Un mood sofferto ed intenso nel quale sono le chitarre, tra reverberi e delay, ad aprire uno spiraglio di luce. Dietro la sensibilità delle melodie, dietro quella voce sottile, si scorge lo stampo del Thom Yorke solista. La vita torna a pulsare, il cielo è ancora nuvoloso. Il clima cupo di “About Me” ci introduce alle tastiere di “Metaphysical”, distese su un tappeto ritmico assordante, nevrotico, ansioso. Come una bella donna la primavera ama però farsi aspettare.
Fuori piove e c’è tempo per abbandonarsi a ricordi di gioventù nella rilassante e nostalgica “1994”. Poi finalmente l’attesa finisce. “Primavera” arriva ed è come un flusso vitale d’energia che ti avvolge, rinvigorisce la mente ed il corpo. Le mani si alzano al cielo, si chiudono gli occhi e ci si lascia andare ad una danza euforica, sfrenata, liberatoria.
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