Dilatazioni emo su sostegni indie rock: il primo ep dei Voina Hen.
La rabbia, dunque. Non so bene verso cosa ché secondo me poi non ha molta importanza, voglio dire, se ce l’hai e la esprimi, è l’espressione in sé che conta. E qui ce n’è tanta, nella voce esasperata e spesso ai limiti, nelle chitarre che sputano e incendiano, nella sezione ritmica che è bombe su bombe e noi a tentare di ripararci invano. Questo ep ha una sua forza che prescinde dal valore intrinseco dei brani ed è dovuta proprio all’energia, al movimento, a un ascolto che si fa irrimediabilmente dinamico e coinvolgente: l’opener non convince, qualche banalità di troppo nel testo e nella trama sonora, grossi rimandi a un certo rock italico che non brilla per originalità neppure quando è originale, ma già in “Le Pietre” le cose funzionano, e ancora di più nella title track.
Dilatazioni emo su sostegni indie rock, attitudine punk e sogni infranti, questa è la ricetta dei Voina Hen, e nella cover di Battiato (non commento la scelta, abusata, ma avranno avuto i loro motivi legati a chissà che, o forse no), in quel “mare mare mare” scandito e colpito in pieno da una valanga compatta di suono e di voglia di suonare, è lì che si capisce il senso, lì comprendi che sì, ci sono mosse false, qualche ingenuità, ma che bello sarebbe vederli dal vivo.
Autoproduzione con supervisione artistica di Manuele “Max Stirner” Fusaroli e Marco Di Nardo (Management del Dolore Post-Operatorio), “Finta di Niente” è un buon punto di partenza su cui lavorare per arrivare a un full length che sia magari più personale (io metterei da parte “Algeria”) e dove all’innegabile mood incendiario e arrembante si unisca il commento di chi ascolta e dice: ma questi qui son proprio i Voina Hen. Le premesse ci sono tutte.
---
La recensione "FINTA DI NIENTE" EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-09-18 00:00:00
COMMENTI