Di Luigi Marchitelli m'era toccata in sorte la recensione del singolo "Non vale", dove non avevo certo espresso lodi nei confronti del suo operato, anzi ero stato abbastanza severo. L'artista potentino non si é però fatto condizionare, invitandomi anche ad ascoltare il suo ultimo lavoro sulla lunga distanza; "Rituali anancastici" (per chi, come me, ignorasse il significato, rimando alla spiegazione di Wikipedia) é praticamente una raccolta di 12 brani in cui si tenta un salto nel buio in quel filone della musica classica di cui Allevi é indiscusso capofila, quantomeno a livello commerciale.
É però il caso che il sottoscritto, in quanto recensore nell'occasione, dichiari subito la distanza dal genere, essendo completamente estraneo a questo tipo di ascolti. Raccolgo comunque la sfida, fiducioso nella possibilità di trovare spunti interessanti, nonostante la mia sensibilità musicale sia effettivamente molto lontana da questa dozzina di brani. Marchitelli, nel complesso, risulta essere un compositore discreto, confezionando canzoni che si muovono in un ambito sostanzialmente pop. Che di per sé non é un male, ma alcuni momenti (tipo i fraseggi pianistici di "Come fossi qui ancora ad ascoltarmi" e di "Profumi d'incanto") puzzano di - mi si passi il termine - paraculata un po' fine a sé stessa. Già "Due a gruppi di due" funziona meglio, così come la title-track (con una trama sonora più scura, idealmente immaginata all'interno di una colonna sonora) e "Lacrimosa " (caratterizzata da una prestazione corale ispirata in maniera palese ai Carmina Burana).
Non vado oltre perché poco rimane da aggiungere; per quanto mi riguarda, questa rimane un'opera senza infamia e senza lode. Magari non merita l'oblio, ma il talento ritengo abiti altrove.
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