Un senso sottile di catastrofe, che si insinua con lentezza.
Manuel Volpe quando canta sembra intrattenere il diavolo in persona. Ha una voce profonda e feroce che brucia come un whisky di troppo in gola. Non è un caso, allora, se le ballate folk del suo disco, “Gloom Lies Beside Me As I Turn My Face Towards The Light”, odorino di nichilismo e deserto, in una messa in scena artistica a metà tra Black Heart Procession e Tom Waits. “Lay To Rest” è un melodramma sonoro come lo intendono in Louisiana: ritmi perennemente narcolettici e un senso sottile di catastrofe che si insinua con lentezza, tra le linee del contrabbasso nelle retrovie e gli intarsi vocali in primo piano. “The Woeful Harbour” è un valzer imbastardito perfetto per il finale di un film di fantasmi, deserti e solitudini. “Porto Empedocle” è il canto muto di una Sicilia che sa essere struggente: a due passi dal mare, a due passi dal niente. Con queste premesse, di solito si dice: ha talento. Nel caso di Manuel Volpe, potete crederci, è vero.
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La recensione Gloom Lies Beside Me As I Turn My Face Towards the Light di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-09 00:00:00
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