Continuo a pensare che per fare belle canzoni non sia affatto necessario fare musica proveniente da dimensioni sonore mai esplorate prima, però talvolta un minimo di originalità riuscirebbe a far vibrare dei timpani ormai infeltriti dal continuo ascolto di band che suonano canzoni "perfette" come se da qualche parte ci fosse un manuale che spiega, passo passo, tutte le procedure compositive.
La musica degli Ycarus pesca a piene mani dal post grunge (Bush... Cold...) e dal crossover (Linkin Park... P.O.D. ...), tra intrecci vocali, grugniti, graziose aperture melodiche, riff imponenti, sospensioni armoniche e accattivanti feedback sparsi.
E' quantomai chiaro che gli Ycarus siano davvero un'ottima formazione: affiatati, tecnicamente preparati, passionali, rabbiosi, capaci di "stare" nei pezzi, dotati di grande gusto negli arrangiamenti e fini conoscitori di tutte le sfaccettature di un genere ormai fin troppo saturo di esponenti.
Il tentativo è pertanto encomiabile, ma, pur cambiando in vario modo l'ordine dei fattori, non riescono a sfuggire alla regola per cui il prodotto non cambia, finendo per presentare un lavoro che probabilmente avrebbe tutte le carte in regola per essere prodotto da una major per poi essere versato in quel calderone pieno di brodino sciapo, dal quale il marcato attinge casualmente qualche cucchiaiata.
La conclusione è semplice: la formazione in questione è di livello, ma sarebbe bello se riuscisse a trovare un proprio spessore intraprendendo strade meno battute, magari ricercando in casa nostra qualche punto di orientamento.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-12-30 00:00:00
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