World music. Alla fine di ogni canzone, il mappamondo gira e si va da un'altra parte.
“Love, Roots and Future” è il primo album ufficiale di B.B.CiCO Z, 11 canzoni che sono in pratica la sua biografia ufficiale, il manifesto del suo pensiero e del suo stile di vita. B.B.CiCO Z è un esploratore, un artista della strada, nel senso che la strada la percorre, la vive e ne prende ispirazione per crescere. Un viaggiatore che mette in musica ciò che incontra sul suo cammino.
B.B.CiCO Z racconta il suo sentimento nei confronti del viaggio e l'importanza che ha nella vita l'incontro con le persone e con la natura. “Il viaggio, fisico, nello spazio, nel tempo e il viaggio interiore, nei sentimenti, nei ricordi, nell'amore. Ogni luogo del mondo che ho visto mi ha insegnato qualcosa attraverso le immagini, i suoni, le parole. Ogni luogo mi ha cambiato e mi ha fatto capire quanto fosse importante condividere la mia esperienza con gli altri, attraverso l'arte e la comunicazione. Ogni luogo mi ha lasciato una lingua da cantare e una storia da tramandare”. Tutto questo è lì, ben impresso nel suo disco. Che ovviamente è un viaggio, colorato, caldo e potente, sensuale, struggente e malinconico, ironico. Si sentono i Caraibi, il Messico, il Brasile, o più in generale, il Sudamerica, l'Africa e anche il Far West...
B.B.CiCO Z è un “nativo de mundo” per citare “Favela”, primo brano del disco e sua carta d'identità: “Yo soy de Africa, Yo soy de Europe. Papa d'Italia, mama di Congo. Yo soy nativo de mundo”. Nativo de mundo al punto che non mi è ancora ben chiaro in quante lingue B.B.CiCO e i suoi ospiti cantino nel disco: francese, spagnolo, portoghese, inglese, italiano, brasiliano (in “Lambadub”, con Nilza Costa,bravissima) e poi chissà... Canzoni del mondo, dal mondo e per il mondo. World music in questo senso.
Nessun pregiudizio, dice, avendo chiaro dalla nascita cosa vuol dire uguaglianza e cosa vuol dire diversità, con la madre nera dall'Africa e il padre bianco dall'Europa. Come Bob Marley in fondo, che lo chiamavano mezzosangue e che in certi dischi, come questo, non manca mai e uno “Stand up for your right” te lo ritrovi sempre, meno male. Ci sono mescolanze di stili molto diversi, ma d'altronde B.B.CiCO ha anche già suonato e cantato con artisti lontanissimi tra loro come i Negrita, Roy Paci e Aretuska, Africa Unite, Lo Stato Sociale.
La stessa voce di B.B.CiCO e il suo timbro cambiano e si trasformano a seconda del brano, di quel che ci racconta, così come in un viaggio si cambia e ci si adatta al posto in cui si è e alla gente che s'incontra, senza tradirsi, ma anzi crescendo e migliorando. E così ha una voce calda, allegra in “Gira Giramundo” che è l'altro suo manifesto dove esplicita la sua vocazione per il viaggio senza una meta e senza un'idea precisa in testa, semplicemente seguendo l'istinto. “Fatalismo a go go” dice... In “Politicennes” invece è più sofferente e malinconico. Altre volte ancora mi ricorda Manu Chao. Un disco meticcio e proprio per questo ricchissimo di suoni, melodie, riff e citazioni, nate dalle sue esperienze, che devono essere state molte, e intense. E l'amore! L'amore non può mancare e di certo è una parte sempre importante dei viaggi, perchè lo si cerca, magari manca, magari l'hai trovato, magari l'hai perso; ascolta “Perdue l'amour”... Amore anche per la natura e il Mondo in “2012” e messaggi di coraggio e forza: “Be Strong”.
Questo è “Love, Roots and Future”, come lo definisce lui, “una raccolta di emozioni senza confini, un vero e proprio viaggio di immagini sonore tra amore, radici e futuro. Alla fine di ogni canzone, il mappamondo gira e si va in un altro luogo”.
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La recensione Love, roots and future di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-08-05 00:00:00
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