Un paio di giorni fa una mia conoscente, coetanea di mia madre, si lamentava della “musica moderna” e dei suoi presunti mancanza di nitidezza del suono, indistinguibilità degli strumenti e carenza di melodia. Ora, posto che, come ci insegna un perplesso Don Draper al cospetto della molto poco nitida e melodica “Tomorrow Never Knows”, la “musica moderna” è sempre stata ostica alle orecchie della gente all'antica, io credo che le farò ascoltare Nicola Battisti. Ovvero un cantautore molto poco moderno, uno che parla di amore e altre cose della vita senza tanti arzigogoli, uno che usa strumenti d'antiquariato per tirarne fuori musica d'antiquariato, uno che canta come quando il come si canta era importante quanto e più del cosa.
Uno che fa musica come ai tempi in cui si diceva “musica leggera”, uno che fa proprio musica leggera. Che alterna quindi momenti dal ritmo disteso e ammiccante al gusto di pop-jazz (“Dottore”, “Luce e calore”), swing (“Formula d'amore”) e tropical (“Piove”) a momenti da ballo del mattone (“Dove sei?”) e mandolinate da midnight in Paris (“Parigi”, appunto), con la contemporaneità nel modo di mettere insieme con nonchalance epoche e stili. Insieme che è decisamente nitido e melodico, quindi sì, credo che alla coetanea di mia madre piacerebbe. E forse anche a mia madre, che apprezza anche la “musica moderna”.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.