Arancioni Meccanici Nero 2013 - Rock'n'roll, Psichedelia, New-Wave

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In questi 50' totali suona tutto molto bene: "Nero" è davvero una graditissima sorpresa.

Misteri del fantomatico smista-cd se un bel giorno mi arriva fra capo e collo la recensione di questo cd ad opera dei milanesi Arancioni Meccanici, fino ad oggi mai sentiti nominare e, tantomeno, ascoltati. Sicché i primi passaggi in cuffia riservati a "Nero" servono esclusivamente a scoprire l'universo sonoro di questo terzetto, dopodiché il primo pensiero è che poteva andarmi decisamente peggio, avendo spesso ricevuto in affidamento dal diabolico smista-cd lavori di pessima fattura.

Mi attivo quindi alla ricerca di informazioni che solitamente corredano l'uscita di un disco, scoprendo però che Gianfranco, Massimo e Andrea non abbiano poi speso molte parole su questa dozzina di tracce, se non precisare che si tratti esclusivamente della loro seconda opera. E "Nero" in effetti ha davvero tanto da raccontare, trattandosi di un album maturo (sotto ogni punto di vista) e ricco di spunti; la primissima impressione è che - una volta tanto - si abbia a che fare con dei musicisti "fatti e finiti", consapevoli dei propri mezzi e delle proprie capacità.

Magari potranno non piacervi, ma in questi 50' totali suona tutto molto bene. D'accordo, nessuna straordinaria ed eclatante ventata di novità, ma il terzetto sa davvero come riproporre in maniera personale le cose migliori del cosiddetto "nuovo rock italiano", per poi rimetterle in gioco secondo la loro personale rielaborazione. Ne viene fuori un frullato incredibile che mischia C.S.I., Bluvertigo, Disciplinatha, Calibro 35, Afterhours, Lula ("Animale"), Massimo Volume quasi fossero coetanei dei Diaframma ("Deserti 2") e mille altri almeno, in un gioco di rimandi che ad ogni play si arricchisce di nuovi tasselli.

In tutto questo c'è da metterci anche la cover di "Slave to love", singolone del 1985 firmato da Bryan Ferry e qui in una versione svecchiata del suo complesso eighties e rivitalizzata in maniera sorprendente (come ad esempio ce la si potrebbe aspettare da Morgan e soci in un raro momento di lucidità artistica). A questo punto diventa quasi un obbligo recuperare anche il disco d'esordio, per non farsi trovare impreparati nelle prossime occasioni.

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La recensione Nero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-03 00:00:00

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