Se non fosse che già qualche tempo fa l’album degli originali era stato insignito del ‘Primascelta’, questo disco che contiene le rivisitazioni di “The rise and fall of academic drifting” - e il cui titolo è un’azzeccata parafrasi dello stesso - avrebbe meritato lo stesso giudizio. Se non altro per il coraggio che la formazione reggiana ha avuto nel (ri)mettersi in gioco, affidando alle mani esperte di remixatori più o meno eccellenti (da Isan a Dntel, passando per Nitrada e Turner) la rilettura della tracklist del disco appena citato.
Viene così fuori un affresco di rara bellezza, quasi che le versioni primitive dei pezzi godano di nuove ed intriganti sfumature. Più in generale è l’abbigliamento glitch che ci sembri calzi a pennello; spesso, infatti, le connotazioni originarie sembrano scomparire, per poi riemergere gradualmente nell’inedita trama ‘electronica’ (o indie-tronica se preferite) che caratterizza ogni singolo passaggio.
Un po’ come dire che i Nostri abbiano optato per un processo di rimodernizzazione, modellando nuove linee sonore per le creature partorite ormai qualche anno orsono. Tanto che l’esperimento può considerarsi riuscito, visto e considerato che tutti gli ‘stilisti’ scelti per tagliare i nuovi abiti sembrano assolutamente all’altezza. Potremmo ad esempio scegliere la versione narcolettica di “Pearl Harbour”, il climax di “A new start”, o, ancora, l’atmosfera soffusa di “Penguin serenade”, ma nel complesso ogni traccia riserverà piacevolissime sorprese.
Un disco, in definitiva, che vi appassionerà se amate i Giardini di Mirò e non nutrite timori reverenziali verso l’elettronica dal volto umano (quella di scuola Morr music per intenderci). Se questo, poi, fosse il principale sentimento che caratterizza i vostri ascolti musicali, “The academic rise of falling drifters” potrebbe diventare uno dei vostri dischi preferiti.
Per il sottoscritto già lo è.
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La recensione The academic rise of falling drifters di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-06 00:00:00
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