Gli Alkene con "Hamartia" confezionano un rock cantautorale convincente
Prendiamo "Satura", canzone d'apertura di "Hamartia" degli Alkene. Ha un che di sorprendente pur appoggiandosi a schemi che il rock in italiano ha codificato da tempo. L'arpeggio insistito della chitarra fa da contrappunto a una vocalità sottile e sofferta, in un gioco di reiterazioni armoniche che mostrano un gruppo ispirato. Un pop che tira dritto con poche variazioni anche nel seguente "Ovunque", ballata anomala composta con una discreta visionarietà. Piace molto “Attesa”, specie quando s’impenna tra le ultradistorsioni, e soprattutto “Scelta”, oscuro bouquet di rock trasfigurato dall’elettronica.
Al netto di un immaginario che richiama un po' troppo i primi Verdena (i titoli degli Alkene sembrano cugini di secondo grado dei vari “Valvonauta” e “Viba”), la band friulana ha buon gusto nel costruire un rock cantautorale convincente, pur senza picchi particolari. La stoffa c’è, la formula funziona, i suoni sono ok. Tenerli d'occhio non sarebbe un cattivo affare.
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La recensione Hamartia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-07 00:00:00
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