I Dusk sono una formazione comasca a cui piace il rock, senza alcuna specifica di sorta. In toto, direbbero i latini. Ed è infatti da questo tipo di background che nasce “Fragil*mente”, primo album autoprodotto del quartetto.
C’è di tutto in questo disco dei Dusk: si parte dal punk-rock adolescenziale per arrivare al grunge più stereotipato, passando per il crossover tribale così come per l’ormai caro e vecchio ska-core. Ed è infatti in questo mare magnum di musica - fra distorsioni ormai vecchissime e virtuosismi metallari di stampo Ibanez, fra una batteria standard, un basso molto pop-punk e una voce insufficientemente capace - che si cova il male principale dei Dusk. Ovvero quello di essere una versione avariata e derivata di un prodotto già di per sé stantio com’è il punk-rock di Pornoriviste o Green Day, di essere una copia pallida del grunge di Nirvana e Smashing Pumpkins, mischiando il tutto a delle reminescenze del rock italiano dei bei tempi (cioè quali?).
La prolificità, comunque, non pare mancare, vista la mole di tracce inserite nel dischetto. Il problema, però, è che sembra che qualunque cosa possa essere inserita nella musica dei Dusk senza che nessun filtro venga applicato sulla qualità del materiale lavorato. Qualunque cosa, senza eccezioni di alcun tipo. Ed è questa un altro pecca del quartetto, a cui va aggiunta anche la sostanziale inutilità dei testi, insipidamente adolescenziali.
Insomma, il quadro dipinto dai Dusk non è roseo; sebbene ci siano delle buone cose - il crossover tribale di “Riflessione Confusa” o la ‘cavalcata’ punk-rock “Speranze vane” - tutti i restanti episodi mancano di originalità, music appeal e novità.
Se infatti la band potrà sicuramente piacere ai fan di Succo Marcio, Derozer o chi altro, noi sconsigliamo a tutti l’acquisto di questo disco e consigliamo invece al quartetto comasco di provare a costruire delle cose diverse.
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La recensione Fragil*mente di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-08 00:00:00
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