Folk-rock all'italiana banalizzando, musica del paradiso e purgatorio esagerando. Un'ottima opera prima.
Tutti scegliamo delle strade, in auto, a piedi, nella vita. Capita di sbagliare, capita di tornare indietro, capita perfino di percorrerne talmente tanta di strada da arrivare al lato opposto del mondo ed essere un'altra persona. Femina Ridens è il primo progetto solista di una donna che definire eclettica è poco, ascoltare per credere. Francesca Messina contiene dentro sè un ricettario con migliaia di pagine su ognuna delle quali il gusto delle pietanze è così ben descritto da rendere inutile l'assaggio.
Un disco stratificato il suo, dalla prima all'ultima canzone. La voce può essere lo strumento più affascinante se la si padroneggia così facilmente, la chitarra un companatico leggero o ben condito che però mai appesantisce. Folk-rock all'italiana banalizzando, musica del paradiso e purgatorio esagerando, ottima opera prima di una cantante che negli anni 90 ci faceva battere il piedino con la cassa in quattro (lei è la Lady Violet di "Inside to Outside" e "Beautiful World") ed ora è passata per il doppiaggio e il teatro, e poi ha deciso, a distanza d'anni, di sputare tutta se stessa dentro un progetto semplice e potentissimo.
Otto tracce, solo chitarra, voce, ritmica e pochi effetti ma è tutto giusto: la misura, l'originalità, l'equilibrio, una rarità insomma. Un sottile filo di nebbia passa davanti a tutte le canzoni, è chiaro nei testi il desiderio di analizzare il rapporto uomo-donna in ogni sua sfumatura, sia essa romantica o controversa. Intensità è la parola d'ordine: "Relazioni Ansiose", "Ciò che non hai fatto", "Esuberanza" racchiudono una personalissima contorsione di sentimenti a cui non si può obbiettare, ogni cosa è una gioia o un fastidio allo stesso tempo, non esistono mezze misure o percorsi netti nel vivere i rapporti a due. Da "Vorrei Incontrarti" (di Alan Sorrenti) e "Appariscente" corrono fuori desiderio e frustrazione di appartenere a una persona, come se l'obbiettivo non sia trovare un punto di riferimento in qualcuno, ma l'esserlo a tutti i costi. Il baricentro del disco sta in "Tutto il mio silenzio", punto di massima intensità melodica e lirica in cui Femina Ridens si svela in tutto e per tutto attraverso una coraggiosa "Space Oddity" al femminile, ipnotica e morbida, specchio incrinato che pian piano si rimagrina fluido.
"Ci sono cuori grandi come pianeti / ci sono cose invisibili / ci sono fiori unici / come la bufera / oltre le parole / oltre la coerenza", canta l'ultmo brano, e davvero sembrano le parole più adatte per lanciare quast'artista e questo disco. Di Femina Ridens - o di Francesca - si può parlare come di un fiore unico come la bufera, una voce ricca di colori e un magnetismo da cui è impossibile sfuggire già al primo ascolto di questo che, speriamo sia solo il primo di una lunga serie di pietre miliari sulla sua nuova strada.
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La recensione FEMINA RIDENS di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-09-12 00:00:00
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