Death Of A Red Fish
Songs Of Loose Morals 2012 - Lo-Fi, Pop, Demenziale

Songs Of Loose Morals

Mai come adesso la morte di un pesciolino rosso, che tanti bambini ha fatto piangere in passato, è stata così gradita.

Cominciamo col dire che la musica demenziale di casa nostra si è conquistata nel tempo un cantuccio di tutto rispetto, sia quando sintonizzata sul nebuloso confine tra cazzeggio, fine sperimentazione e cantautorato (Elio e Le Storie Tese, Cochi & Renato, Gaber & Jannacci) sia quando a prevalere sono state posture di surreale sguaiatezza e greve irriverenza (su tutti Skiantos, Squallor, Shampoo e Gem Boy, nella loro abissale diversità).

"Death Of A Red Fish" si accoda alla lista con simpatica originalità, ingentilendo i suoi filiformi, quanto deliranti, testi in inglese con un godibilissimo elettropop a bassissima fedeltà, figlio degli anni ’80 e della propria cameretta, che non sfigurerebbe affatto accanto alle cose di Gazebo, Michael Cretu o gli OMD.

Che tu t’imbatta in “Dummies”, canzoncina sulla miserevole condizione dei manichini, oppure nel ruspante feticismo di “Leggins don’t lie”, nel rarefatto erotismo, ahimè soltanto sognato, di “Tattoos On Their Backs (Promiscuous Land)” piuttosto che nella degna chiusura in ukulele di “The Fear Of Losing You” - serenata di non-amore che intona “you’re insane/so fucking insane” prima dell’inattesa coda floydiana - corri veramente il rischio di prenderlo fottutamente troppo sul serio e di fare inesorabilmente il suo gioco. Mai come adesso la morte di un pesciolino rosso, che tanti bambini ha fatto piangere in passato, è stata così gradita.

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