Una registrazione non propriamente perfetta è l’unico difetto, almeno quello più rilevante, di “Smell of burning”, cd-r dei Trinity, terzetto proveniente da Bari. Potremmo anche fare finta di niente, tirando fuori, perché no, l’abusata storia del lo-fi che, in questo caso, sarebbe poco più di una scusa, per altro non credibile. Di fronte ad una batteria invadente, capace a tratti di coprire persino il lavoro del bassista, non si può far altro che sopportare e raccomandare ai ragazzi di stare attenti la prossima volta.
Superato il fastidioso prologo, non rimane che tessere le lodi della band, artefice di un blues elettrico, venato da forti tinte rock. Niente di trascendentale, chiariamo subito, e nemmeno di originale; eppure, siamo di fronte ad un dischetto che suona bene. Per la passione profusa, per la semplicità con la quale chitarra, basso e batteria riescono a trovare la giusta alchimia, quella che riesce a rendere i dischi di blues degni di tale impegnativo nome.
Sono otto i pezzi interpretati dai Trinity, tra cui cinque cover. Ma la differenza, se non fosse per la notorietà di certi brani, come “Summertime blues” di Eddie Cochran e “Red house” di Jimi Hendrix, quasi, non si nota. Segno di una maturità ben visibile, probabilmente raggiunta a forza di concerti in fumosi locali del loro circondario. Nei quali, c’è da scommetterci, stanno continuando a suonare e cantare fino allo sfinimento. E, a proposito di cantare e di qualità del canto, un mistero assilla il recensore: perché in “Mistreated”, il vocalist Gianni D’Erasmo si mette ad ululare in modo obbrobrioso?
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La recensione Smell of burning di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-13 00:00:00
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