Un disco reggae e dub che scorre troppo liscio, in cui i cattivi restano cattivi e i buoni soffrono come sempre.
Come funziona quando si fa un tema a scuola? Ah si: data la traccia, cercare di aderire quanto più possibile alle richieste assegnate sviscerando in maniera completa e diffusa, senza eccedere e con capacità di sintesi, tutte le varie tematiche che l’argomento propone.
Nel quarto disco dei Palkoscenico, “Rockmatik”, queste indicazioni vengono seguite alla perfezione, senza nessuna piega o intoppo. Non è la prima volta per la band, che sa benissimo come muoversi e a cosa andare incontro: una proposta che viene da Napoli e impara da primi Almamegretta e 99 Posse guardando oltre.
Gli effetti? Un reggae in levare veloce e senza inutili fronzoli, divagazioni dub che facilmente diventano prevedibile elettronica e spinte rock dove il caso lo ritenga più giusto. Il risultato tecnico è eccellente, la band suona bene, è rodata e si avverte il lavoro di sala prove e tanti live sulle spalle ma è tutto come in un grande puzzle troppo perfetto: ci aspettiamo i cambi di tempo, le invettive testuali, le variazioni dub con i riverberi pronti a far capolino e una necessità di lanciare messaggi non banali e in qualche misura sociali.
Nei momenti più riusciti del disco, la band suona più come i primi due dischi a firma Après la Classe -- il che, considerando il genere, è un gran bel complimento: episodi come Almeno una volta e Try trascinano bene e rotolano su un mood danzereccio e coinvolgente che saprebbe farsi largo tra gli avventori del genere.
Peccato che il colpo di scena non ci sia, che tutto scorra troppo liscio, che i cattivi siano cattivi e i buoni soffrano come sempre.
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La recensione Rockmatik di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-14 00:00:00
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