Faremmo forse un torto ai Vega Enduro se scrivessimo che il loro esordio sia il disco ‘rock’ che i Micevice non sono mai riusciti a concepire. Potrebbe anche darsi che Giovanni Ferrario non abbia mai voluto realizzare un album con questi suoni, ma di fatto il sound ‘acido’ di queste 13 tracce è anche opera sua.
Basta infatti un rapido ascolto per intuire che i risultati finali del cd siano da attribuire all’autore di “Stop here: love store”, il quale ha sempre nutrito un debole per la psichedelia di stampo anglosassone. Anzi verrebbe da pensare che i 5 bresciani si siano imbarcati, con più di un anno di ritardo, sulla nave del revival inaugurato da Strokes & co. per raccogliere le ultime briciole. Ma di fatto la produzione del cd sfugge ad ogni tentazione modaiola, perché sembra quantomai onesto e povero di pregiudizi.
D’altronde basta confrontare gli ultimi 4 episodi del manufatto (risalenti al 1995) con i 9 che li precedono: l’approccio alla materia rimane invariato, ma a fare la differenza è sostanzialmente il sound, oggi più maturo e meno istintivo. Risultato che, tutto sommato, è più che giustificato, vista e considerato che un percorso artistico in continua evoluzione dovrebbe essere prerogativa di tutte le band.
Sicchè le canzoni registrate nel nuovo millennio hanno decisamente la cosiddetta ‘marcia in più’, proprio grazie alla supervisione del musicista di cui sopra. Ma non basta dire ciò per elogiare il quintetto, visto e considerato che i nuovi brani guadagnano spesso in raffinatezza e omogeneità di atmosfere. L’insieme è quindi assemblato con maestria e personalità, tanto da non farci assolutamente rimpiangere gli osannati cugini d’oltreManica e d’oltreOceano.
Basta solo uno sforzo (poco più di una decina di euro) per essere consapevoli di aver colmato il gap. I Vega Enduro ne sono fermamente convinti, e noi anche. Adesso tocca a voi: non abbiate timori reverenziali, mi raccomando…
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-16 00:00:00
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