Cantautore e polistrumentista dal piglio cinico e ironico. Un lavoro interessante.
Dopo l’esperienza con gli Strange Flowers, Alessandro Santoni inizia un progetto da solista e tira fuori dal cilindro 11 brani per il suo primo disco. Si definisce polistrumentista e suona tutto: dal basso alle percussioni, passando per la chitarra e oggetti vari trovati in sala prove, aggiungendo pure la voce (e già per questo lo terrei d'occhio). Il "Nullapark" è un parco divertimenti al contrario: non c’è la luna, c’è il nulla. È un parco dei (non) divertimenti per adulti, e in musica diventa tutto e il contrario di tutto.
Non è un caso che “Ironico” ricordi gli Zen Circus, l'ascolti e scopri il featuring di Appino. E' un disco rock, nel senso più classico. C’è David Bowie e la sua “Space Oddity” in un originale remake dal titolo “Space Earth Odissey”, fatto di suoni psichedelici e due voci che s’inseguono. C’è “La stagione dell’amore” di Battiato citata tra il rock’n’roll e l’ironia di “Fenice anarchica”. C’è la “maledetta primavera” di Loretta Goggi in “La gatta nera”, con un testo a tratti geniale e un sound grezzo che ricorda i Diaframma. Ci sono i Doors e il loro stra-noto come on baby light my fire nel rock di “You got me rollin’”. C’è la voce distorta e il pop-rock di “Mattina su Marte”, che si chiude con sentori di musica popolare e un testo in francese pronunciato da Luisa Riddiford. Poi ci sono di nuovo i Diaframma in “Leccami l’anima”, tra l’ironia e la pubblicità delle Fonzies per chi gode solo a metà e il gioco di parole anima - animale.
Insomma c’è un po’ tutto, il filo conduttore è l’ironia, che caratterizza tutti i testi, la prima traccia ci aveva avvertiti. Si sente che Alessandro si diverte a suonare, a sperimentare arrangiamenti e testi originali, a coniugare citazionismo e novità. Vuole solo assurdità, perché sono meglio della realtà (“Assurdità”) e il “Nullapark” è un’ottima via di fuga. Un disco interessante.
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La recensione Nullapark di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-01-28 00:00:00
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