“A volte mi dimentico dei miei difetti”. Promemoria: banalità e pochezza.
“Siamo una generazione fatta di persone che devono sperare solo a sopravvivere”. Sperare A sopravvivere? Da grammar nazi quale sono, sarebbe sufficiente questa preposizione ad cazzum per farmi smettere di ascoltare, e poi rimuovere questo disco dalla memoria del pc e, soprattutto, dalla mia. Ma quello del critico è uno sporco lavoro e qualcuno deve pur farlo, così proseguo indomita nell'ascolto, sorbendomi quarantacinque minuti di sbrodolate sentimentaloidi che nemmeno Fabio Volo (“non saprei come fingere di stare bene anche senza di te non potrei sopravvivere senza te non sono niente”), tormenti esistenziali gratuiti (“mi provo a muovere non riesco a fingere di essere felice nella misera realtà”), strani (strani?) rimedi per l'insonnia - causata dai tormenti esistenziali di cui sopra (“leggo un libro sul viaggio mentale magari ripiegherò sulla televisione è lo strano modo che ho per potermi addormentare”) e pensierini sulla settimana bianca ad Amburgo (“nevica vedo il fumo uscire dal camino e fuori nevica la gente corre a casa e nelle strade non c'è più un'anima intanto fuori ancora è freddo e nevica magica questa notte ad Amburgo sarà magica con le luci di Natale che ci invitano ad entrare nel prossimo locale”), su melodie e arrangiamenti messi insieme attenendosi al manuale delle giovani band che ascoltano e vorrebbero suonare il pop-rock che anni fa veniva definito alternativo e che adesso viene definito vecchio, ma che per qualcuno tipo quelli che gestiscono i ristopub sulle strade statali con la serata di musica live è ancora troppo alternativa e quindi per poter suonare nei ristopub sulle strade statali devono fare le cover semplificate dei Negramaro o comunque qualcosa che l'avventore distratto dal bratwurst possa scambiare per cover semplificate dei Negramaro.
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La recensione Vita di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-08 00:00:00
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