Un disco prezioso, se non fosse per qualche passaggio a vuoto di troppo
Il preludio di “Outside From The Inside” dei R.O.FI.X. è, di fatto, il brano più bello. “Prelude” è tutto quello che dovrebbe essere il post rock nel 2013: qualcosa che metta d’accordo gli ultimi Boards Of Canada e il primo Four Tet. È vero: l’arpeggio di chitarra, i crescendo accennati e i riverberi generosi sono il corredo classico di questo tipo di composizioni. Ma l’uso della tastiera ribalta le prospettive e carica di suggestioni il brano.
Il problema è che il gruppo con lo scorrere dei minuti perde parecchio del proprio tocco magico. “Heart(bit)” è un pezzo mediocre: la band alterna stasi e movimento senza riuscire a imporre un’idea di orecchiabilità che non scivoli via. Peggio ancora va con “Remember Of...”, che accentua gli errori del brano precedente. Tutto è un alternarsi continuo di arpeggi indistinguibili fra loro, fino al pacchianissimo riffarama che rischia di portare il quintetto a una pericolosa deriva metallara.
Per fortuna le cose cambiano con “London Is Too Far”. Un arpeggio che finalmente spicca per bellezza e senso compiuto, con quella malinconia vibrante in grado di competere con le robe migliori dei Godspeed You! Black Emperor. Ecco, qui i R.O.FI.X. mostrano davvero la loro maturità e bravura, nobilitando un lavoro che trova poi una degna conclusione nello sperimentalismo di “Drone As Antistress”. Senza quei passaggi a vuoto, “Outside From The Inside” sarebbe stato un disco prezioso.
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La recensione Outside from the Inside di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-14 00:00:00
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