Sempre su queste pagine avevo già dedicato ad Aquefrigide una recensione entusiastica. Vi invito a ripescarla in archivio per il semplice fatto che questo suo nuovo lavoro conferma in pieno tutte le buone impressioni suscitate in precedenza. In effetti, rispetto al primo cd-r, manca forse solo l’effetto sorpresa; per il resto si tratta di un'altra sfilza di episodi che rivitalizzano il rock estremo attraverso una cifra stilistica genuinamente originale.
Rimane estremamente difficile definire la musica di questo musicista gravitante attorno all’underground romano. Una definizione quale ‘noise-metal-industrial-lo-fi’ è tanto pertinente quanto, credetemi, incapace di cogliere appieno le sfumature di ogni singolo passaggio. In particolare l’inizio del disco è a dir poco eccellente, con tre brani da antologia. “Aria di noia” trascina un mid-tempo pesante sovrapponendogli un riff articolato che spesso perde sincronismo andando alla deriva. Sembra quasi di ascoltare i Metallica durante un ‘bad trip’. “Non temere li divoreranno i topi” e “Morbida macchina” sono invece episodi più industriali, costruiti attorno a ritmi ossessivi, campionamenti da fine del mondo e urla maniacali. Questi stessi mezzi espressivi si ritrovano, seppur con meno efficacia in “Strix” e in “Carne cruda”, ma il disco ritorna su livelli di eccellenza con “Infernale”, brano già presente sul primo cd che qui viene riarrangiato in un modo ancor più cattivo tanto da mettere soggezione anche a giganti come gli Unsane.
Il finale sorprende per un ulteriore allargamento delle influenze. “Linoleum” si trascina a lungo psicotica e maniacale con tonfi sordi e un pianoforte luciferino a dare un tocco di classicità. Chiude “Nebulosa”, sorta di folk apocalittico per voce e chitarra che mischia sonorità da madrigale con riff acustici alla Kurt Cobain e che, arrivando dopo 40 minuti di feedback corrosivi, ugole lacerate, cadenze da bulldozer e miasmi mefitici, si propone come una sorta di quiete-dopo-la-tempesta.
Che altro potrei dire? Solo scuse? Può darsi. Non ho infatti assegnato il ‘primascelta’ semplicemente perché l’avevo già assegnato al suo primo cd-r e perché me la risparmio per il primo disco ufficiale - sempre che esista una etichetta discografica che abbia le palle di produrre questa roba.
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La recensione Edit Killer deve morire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-20 00:00:00
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