Il debutto delle Lovecats (Adele e Cecilia, da Verona con amore) è uno di quegli ep acerbi, fatti in casa come una crostata, con la copertina disegnata a mano e un entusiasmo genuino per la musica registrata dentro. Per quanto graziosi, non mi interessa calcare la mano su questi elementi, perché troppo spesso vengono scambiati per scelta poetica o peggio ancora per posa: gli animaletti, le giornate di pioggia, le tazze di tè e gli occhiali spessi. Mi interessa invece sottolineare come queste due giovanissime ragazze abbiano un talento che in Italia non è per nulla semplice incontrare, e che va accolto a braccia aperte e occhi allegri. Voci leggere ed evocative, chitarre che ricreano atmosfere silvestri e sospese, una pronuncia inglese più che credibile (che non fa mai male) e un fiuto notevole per il ritornello. Mi viene in mente quel video del 2008 nel quale le First Aid Kit cantavano come due fatine in un bosco, con tutta la naturalezza del mondo e gli alberi altissimi intorno: il comunicato stampa più efficace della storia. La bussola delle Lovecats è, allo stesso modo, decisamente puntata a nord, tra la Svezia delle voci squillanti e argentine e il nord america di Bright Eyes, Moldy Peaches e Bob Dylan. Come prima prova siamo più che soddisfatti: ora non vediamo l’ora di vederle crescere.
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