Sembra che non ci sia un filo conduttore, ma basta chiudere gli occhi e tutto acquista un senso
Un lavoro senza senso, un lavoro bellissimo. Anzi, un lavoro che più non ha senso più è bellissimo e più ti avvolge e più diventa senza senso. Ma andiamo con ordine. Luigi Frassetto è un musicista di Sassari, suona nei Rodeo Clown band punk/rock/surf che in quindici anni dichiara di essersi esibita “in performances live di successo praticamente nullo, e ha inciso nove cd che nessuno conosce”. Di sicuro qualche riconoscimento la band l’ha ottenuto, come qualche contest nazionale e sei trasferte nella terra d’Albione.
Nel frattempo gli anni passano e Luigi, il chitarrista, decide di spostarsi a Londra, non lasciando mai del tutto la band, per cercare di dare una maggiore spinta alla sua attività di autore di colonne sonore. Ad affiancarlo nella produzione di questo Ep è Rob Jones, alias The Voluntary Butler Scheme, nel cui studio i due fanno confluire svariati musicisti, dall’Inghilterra e dall’Italia, tra cui il cantautore del Somerset Nathan Ball ed il duo di harmony-pop Ash Before Oak di Manchester, a cui affida le parti vocali di due pezzi, mentre i restanti tre sono strumentali.
Trovare un filo conduttore tra i cinque pezzi è impossibile: c’è il lounge sia in chiave primi anni sessanta che bossanova, il funk e i richiami poliziotteschi come dei Calibro 35 più orchestrali e meno virtuosistici (“Super Tele”), il pop delicato (“Drops of December”) dei Belle and Sebastian, Beck (“Cool Mash”) e molto altro ancora. Nel suo insieme il lavoro sembra non reggere, sembra una compilation di best-of messa alla rinfusa da un appassionato di musica dagli occhiali spessi per una serata romantica, ma basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare e sulle palpebre socchiuse verrà proiettato un film da cinematografo e tutto avrà un senso, negli abbracci dei protagonisti, nelle fughe in auto, negli sguardi malinconici del porto, nei baci e nei silenzi.
Spero che presto qualcuno se ne accorga e ad accompagnare una produzione di questo livello non siano più solo i rumori del vicino del piano di sopra dedito al bricolage ma il silenzio di una sala di proiezione e, al più, i baci degli spettatori. Buon film a tutti, per ora.
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La recensione The R.J. Sessions di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-19 00:00:00
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