Grandi aspirazioni ed idee poco chiare: questa a voler essere sintetici (e buoni) è la cifra dell’ep d’esordio dei A band called Bianca. Cinque canzoni in cui c’è un po’ di tutto. Un pop rock che va dall’ aggressività e il risentimento a suon di chitarre ruggenti ("105" e "My breakfast", quest'ultima in inglese) ad una veste musicale più morbida e catchy (“Nella botola”, “Alieno”), accompagnata da testi coraggiosi, ma decisamente poco riusciti nel loro intento descrittivo antropologico, (“Ma il siero contro l’idiozia è ancora da sintentizzare, Ho gli incubi del ‘900 e robot ormai da rottamare, la Bobo e pure l’Aids, Ma tu non te li puoi ricordare”). Le aspirazioni di uno sguardo profondo si mischiano ad una certa disillusione giovanlistica e il risultato è pessimo.
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