Da'namaste Le teste degli altri 2013 - Rock

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Adesso sono lì, più in alto di qualsiasi critica.

È un disco che fa male e che non ha alcun interesse a raccontare la meraviglia del mondo. “Le teste degli altri” dei Danamaste (nome leggermente cambiato, quasi a testimoniare un nuovo corso in atto) altro non è che una rassegna degli orrori dei nostri tempi così incartati nel rancore. Ti costringe a fare i conti con te stesso e non fa sconti. Perché il linguaggio usato - sia testuale che musicale - è senza compromessi. Da un lato c’è un viaggio all’interno delle vicende di numerosi personaggi, ognuno dei quali potrebbe essere una parte del nostro passato, delle nostre paure, dei nostri difetti. Ci trovi mille frammenti di vita in parole cantate e scandite con una rabbia e un nichilismo che sanguinano realtà (“Mi prendo la libertà di essere sconfitto, beata è questa facoltà”).

Dall’altro, c’è un lavoro di stratificazione sonora a tratti impressionante. Un approccio intellettuale che mescola il prog degli anni Settanta con il math dei Novanta. E dunque si parla di ritmi dispari (il 5/4 dell’iniziale e bellissima “90”), di arrangiamenti dall’umoralità variabile e dall’impatto granitico (“Beat Generation”) e di un senso spericolato per la melodia, pur mantenendo un tasso notevole di emotività (“Le scarpe”).

Mettono su muscoli, visceralità e visione d’insieme, i Danamaste. Quattro anni dopo “In2i” la band compone un album praticamente inattaccabile, giocando la carta del disco fuori dal tempo e vincendo. Quasi un’ora di musica che richiede grande attenzione per i continui cambi di fronte - vedi l’indietronica minimale di “Centomani Es. n°1”. C’è solo da prendere appunti per come si costruisce un brano. Perché i Danamaste fanno un salto in alto pazzesco rispetto al lavoro precedente e adesso sono lì sopra, in cima alla montagna, più alti di qualsiasi critica, in procinto di salire ulteriormente. Qui sotto non si può fare altro che guardare con il naso all’insù, con gli occhi sgranati e con le mani pronte all’applauso decisivo.

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La recensione Le teste degli altri di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-06-14 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • tommaso.thirdeye 10 anni fa Rispondi

    la voce femminile è da rivedere a mio avviso!

  • maxavo 11 anni fa Rispondi

    Piacevole scoperta, questo album dei danamastè, dove si ritrovano pezzi di storia della musica ottimamente amalgamati in un risultato omogeneo ed originale. Echi di Mars volta, in quell'esempio di prog-psichedelia che tanto sta,solo pra, influenzando le nuove generazioni di musicisti italiani.Ma anche ottimi ed inprevedibili inserti di musica elettronica, che mi ricordano i liberal carme. Un po di lacuna coil, con la doppia voce maschile-femminile, dove la seconda sembra una Antonella Ruggero piu grezza, uniti a richiami pinkfloydiani. Al di la di quello che si potrebbe imparare da questo disco,cosa che trovo irrilevante(non è insegnare qualcosa lo scopo di un album, ma comunicare un sentimento, un'emozione che ognuno si cuce addosso), considero questo album un bel viaggio, che sei obbligato a compiere se solo provi ad iniziarlo. Si puo chidere qualcosa di piu?

  • unalfonsoqualunque 11 anni fa Rispondi

    Mi insegna più quest album che 10 anni di musica in Italia
    " voglio che le fate mi detestino " DANAMASTE

  • antonio.vonsbrauferlinden 11 anni fa Rispondi

    La "stratificazione sonora a tratti impressionante", il " prog degli anni Settanta" mescolato con il math dei Novanta, i "ritmi dispari", il "senso spericolato per la melodia", ecc., c'erano già nel precedente disco; tutto bellissimo, eh? Solo che il recensore (lo stesso di adesso) non se n'era accorto, e aveva percepito questa band come dei banali imitatori degli Alibia (CHI?????). Un po' come dire che i C.S.I. furono banali imitatori dei Roxette, sì, certo.
    Beh adesso i DANAMASTE sintetizzano effettivamente umori e stilemi, diventano più immediati senza però perdere la loro personalità e la particolare cifra stilistica, ed effettivamente tirano fuori un disco che definire inattaccabile è anche ingeneroso: un disco bellissimo. Come mai il recensore questa volta se ne accorge? Forse stavolta s'è addirittura degnato di ascoltarlo? Bene, infine tutti facciamo dei passi in avanti, complimenti.