Retrospettiva contemporanea in salsa pop: archeologia elettronica
Ogni tanto torno a casa dai miei. Lì tengo il mio archivio del passato e man mano che il presente tale più non è qualcosa torna lì, a stratificare quello che sono stato, strato dopo strato. Ogni tanto mi torna in mano qualcosa e mi ci soffermo. Le prime cose scritte, che tenerezza, ma anche che brutto stile, forse. Le prime incisioni col quattro piste, tutte di chitarre, esperimenti inascoltabili ora, ma che al momento mi davano soddisfazione, forse più per l‘aspetto tecnico di esserci riuscito. Perché fare i conti con quello che si è creato nel proprio passato, in un presente in continua evoluzione, non è facile.
Questo che ho nelle orecchie è un disco (un demo?) uscito sei anni fa. Recensirlo ora non è semplice, bisogna prima contestualizzarlo e solo poi spingere in avanti il nastro di sei anni. Ci sono molti dei riferimenti di quegli anni e, soprattutto, di quelli che da poco erano passati. Si tratta di una produzione pop tra tradizione e suoni più “elettronici”. Per far dei nomi, più o meno tirati fuori a caso dal calderone sonico in cui questo progetto fa il pinzimonio, si si può sentire Morgan e il suo recupero della tradizione cantautoriale, gli anni sessanta di Mina, i Gotan Project, gli Air, spunti di produzione tipo Kruder & Dorfmeister, piccole frazioni dello Squarepusher dei tempi, i Subsonica più lievi e meno fracassoni, tutta la scuola glitch-pop e derivati, e molto altro ancora. Qualche imprecisione minima c’è, lasciata penso più per il confrontoman vs. machine che per reali disattenzioni. Il livello della produzione colpisce, forse più delle stesse canzoni, le quali restano forse un po’ troppo eteree, anche se questa opinione ritengo sia fortemente viziata dalla valutazione di oggi, sei anni fa probabilmente ne avrei fatto altra lettura.
Tirando le somme, ha retto il peso del tempo? Molto del lessico compositivo usato, che ai tempi poteva esser “particolare”, ora è entrato nel dizionario dei sinonimi dei moderni produttori pop e quindi la lettura è facilitata. L’esperimento resta interessante, pur nei suoi limiti ed è forte la curiosità di sfogliare qualche pagina in più del libro per vedere cosa sia successo poi.
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La recensione Giusto Prima della Primavera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-02 00:00:00
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