Quando leggerete questa recensione probabilmente i Dyoniso si saranno già sgretolati - come leggo nella breve biografia che mi hanno spedito - “sotto il peso delle divergenze artistiche che negli ultimi tempi vanno accumulandosi”.
Così, questo esordio autoprodotto, registrato tra settembre 2001 e giugno 2002, risulta fortemente penalizzato da una registrazione casalinga/amatoriale, o se preferite ‘lo-fi’; a risentirne maggiormente sono la voce e la batteria, ma in generale tutti i suoni tendono ad essere ovattati e confusi. Niente di personale contro le registrazioni in bassa fedeltà, ma temo che mal si adattino alla musica dei Dyoniso, che se per certi versi riporta alla mente il grunge più cupo (roba tipo Alice In Chains e soprattutto Soundgarden), in altre occasioni si avvicina al crossover o al nu-metal.
I brani che rivelano maggiormente l’influenza soundgardeniana sono “A-III”, “J.” e “This child” col suo riffettone alla Kim Thayil. “Come ti suona?” è invece il pezzo più pesantone dell’album, quasi metallareggiante, direi, e di conseguenza quello che meno ho apprezzato. Nel complesso è buono il lavoro degli strumenti, pur senza particolari picchi creativi, mentre per la voce probabilmente occorre un discorso a parte: monotimbrica e monotonale, troppo spesso raddoppiata da fastidiose sovraincisioni che avrebbero avuto bisogno di maggior attenzione in fase di registrazione, raggiunge i risultati migliori quando smette di urlare e si concentra sull’aspetto melodico, cosa che avviene purtroppo solo in “Shelter” e in “Cuore”, una dolce ballata che degenera in rumorismo evitabile prima di riprendersi con un bel finale contrabbasso-chitarra.
E’ proprio per via di un vocalist poco convincente che degli otto brani che compongono il cd i meglio riusciti sono i due strumentali: la psichedelica “No w. trip” e il bozzetto “Reprise of #8”, due minuti di intrecci di chitarre e manipolazioni elettroniche.
---
La recensione The forthcoming album di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-31 00:00:00
COMMENTI